
Flash Battery punta su innovazione, customizzazione e crescita internazionale
7 July 2025Nel corso della prima edizione di BATTERY DAY (14 aprile 2025, BolognaFiere), evento di networking e business sull’industria delle batterie lanciato da E-TECH EUROPE e Battery Industry, abbiamo intervistato i protagonisti italiani del settore, per approfondire la situazione attuale del comparto e scoprire le strategie future dei principali player dell’industria. Ecco che cosa ci ha raccontato Antonio Rinaldi, responsabile del Laboratorio Tecnologie e Dispositivi per l’Accumulo Elettrochimico (ACEL) di ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Quali sono le sue esperienze e competenze nel mondo delle batterie?
Il mio percorso nel campo delle batterie nasce all’interno di ENEA, dove da oltre 10 anni mi occupo di materiali avanzati e nanotecnologie. Coordino oggi ACEL, un laboratorio di circa 20 persone, che da oltre venti anni si occupa di ricerca applicata e sviluppo di nuovi materiali per batterie e accumulo elettrochimico in generale, svolgendo attività come la messa a punto di processi di fabbricazione di protocolli di caratterizzazione e validazione di celle innovative. Attraverso altri laboratori collegati, ENEA si occupa anche di altre tematiche cruciali, quali il riciclo delle batterie e la gestione della sicurezza di sistemi e pacchi batteria, quest’ultima in capo al laboratorio MOST sulla mobilità. In particolare, assieme al laboratorio MOST stiamo monitorando l’evoluzione delle tecnologie litio-ione in ambito mobilità elettrica, pur mantenendo una forte attenzione verso i sistemi stazionari per l’accumulo di energia da fonti rinnovabili, anche in relazione allo sviluppo della tecnologia sodio-ione. Collaboriamo attivamente con l’industria, le università e altri centri di ricerca, anche a livello europeo ed extra-comunitario.
Ci può illustrare il quadro generale del comparto in questo momento analizzando prospettive e criticità?
Il settore delle batterie è in una fase cruciale, perché rappresenta un pilastro della transizione energetica. Le prospettive sono molto positive in termini di crescita della domanda, trainata dall’elettrificazione dei trasporti e dall’integrazione delle rinnovabili. Tuttavia, ci sono anche criticità importanti: la filiera europea non è ancora competitiva rispetto a quella asiatica, soprattutto per quanto riguarda la produzione su larga scala e il controllo delle materie prime. L’Italia, in particolare, paga il ritardo accumulato su questi fronti, anche se le competenze non mancano, soprattutto nella ricerca.
Differenze tra Italia e gli altri Paesi europei?
La differenza principale sta negli investimenti e nella capacità di coordinamento. In Paesi come Germania e Francia, esistono strategie industriali molto forti, supportate da fondi pubblici e partnership pubblico-private. L’Italia ha delle eccellenze, ma manca ancora un ecosistema coerente e ben strutturato. Ci sono tante iniziative, ma spesso frammentate. Per colmare il gap, serve una regia nazionale che valorizzi le competenze esistenti e le metta a sistema, con un focus sia sulla produzione sia sul riciclo e sullo sviluppo di nuove tecnologie.
Dunque, quali potrebbero essere le strategie vincenti?
A mio avviso, l’Italia deve puntare su tre direttrici principali. Primo: rafforzare la capacità produttiva, magari partendo da segmenti specifici in cui possiamo essere competitivi. Secondo: investire su innovazione e tecnologie di nuova generazione, come le batterie allo stato solido. Terzo: costruire una filiera nazionale integrata, che comprenda non solo la fabbricazione delle celle, ma anche i materiali, il software, l’ingegneria dei sistemi, la gestione del fine vita. La collaborazione tra ricerca e industria è fondamentale in questo senso.
Quanto è importante investire in ricerca e sviluppo?
È essenziale. La competitività di lungo periodo si gioca proprio sulla capacità di innovare. ENEA, in questo contesto, è impegnata su diversi progetti di R&S, anche in collaborazione con aziende italiane ed europee. La ricerca non deve essere fine a sé stessa, ma orientata al trasferimento tecnologico. Inoltre, serve una continuità negli investimenti: le tecnologie per le batterie richiedono cicli lunghi di sviluppo, per cui non basta un’azione spot, ma servono visione e programmazione.
Quali progressi tecnologici possiamo attenderci nel futuro prossimo?
Nei prossimi anni vedremo progressi significativi su più fronti: l’aumento della densità energetica, la riduzione dei tempi di ricarica, l’utilizzo di materiali alternativi meno critici, e soprattutto lo sviluppo delle batterie allo stato solido, che promettono maggiore sicurezza e migliori prestazioni. Anche il riciclo e il riutilizzo delle batterie diventeranno sempre più centrali. L’economia circolare applicata all’accumulo sarà una leva importante per ridurre la dipendenza dalle materie prime estere.
Tornando al presente, quali sono le impressioni sulla prima edizione di BATTERY DAY?
Un evento molto interessante e ben organizzato, che ha avuto il merito di mettere a confronto tutti gli attori della filiera. Ho apprezzato l’attenzione data alla dimensione industriale e alle esperienze italiane, spesso poco valorizzate. È importante che momenti come questo si moltiplichino e diventino appuntamenti stabili, perché servono a fare rete, a confrontarsi sulle criticità e a individuare sinergie. BATTERY DAY ha mostrato che l’Italia ha tanto da dire nel settore delle batterie, ma per emergere serve una strategia condivisa.
(Roberto Barone)
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